Nelle VedicheStorie ho voluto veicolare attraverso la narrazione l’apprendimento di tecniche, di procedure aritmetiche, particolarmente interessanti perché passano attraverso l’uso del corpo. Pur trattandosi di percorsi molto semplici agli occhi dell’adulto, in realtà è risaputo che un ampio numero di bambini (e a livello diverso, di adulti) ha difficoltà ad adoperare soltanto un tipo di funzionamento della mente, quello paradigmatico. È un modo di funzionare della mente che attua percorsi di apprendimento e di ragionamento logico-scientifico. È quella forma di pensiero che si basa sul categorizzare, concettualizzare, individuare cause, che è guidato da ipotesi basate su principi, che costruisce teorie e accetta di convergere in procedure fisse, che analizza e argomenta. È quel tipo di pensiero che costruisce leggi e accetta di usare leggi per percorrere strade già individuate, uniformandosi a leggi oggettive.
Ma chi ama usare l’altro tipo di pensiero, quello narrativo, sente di esservi imbrigliato, soffre sentendosi prigioniero. Il pensiero narrativo è quello che permette di esplorare, di occuparsi di azioni e della relazione fra azioni e stati interni della persona, di intenzioni, affetti, emozioni, interazioni fra individui.
Le persone, i bambini che amano usare il pensiero narrativo, sentono il bisogno di mettere in relazione gli stati psichici interni con la realtà esterna, il passato con il presente, desiderano proiettare il presente nel fututo, evidenziare soggettività.
Queste persone per imparare bene hanno bisogno di esercitare quel tipo di pensiero che costruisce storie. Probabilmente anche quando apprendono matematica.
Così attraverso le storie ho cercato di far passare regole.