Zerogrammi per essere leggeri
(articolo pubblicato su Oltre n. 29)
Danza? Mimo? Teatro? Poesia? Forse un po’ tutto, nelle performance di Zerogrammi.
Cominciamo col dire che sono storie, narrazioni. Storie narrate con il corpo, senza parole, con molteplici suggestioni gestuali e corporee, con riferimenti sonori e ritmici appropriati, persuasivi, con una cura speciale per il rapporto fisico con lo spazio e con il tempo e la sua scansione ritmica e metrica, espressa attraverso l’attenzione per ogni frammento di movimento.
Il corpo è quello dei due protagonisti. due ragazzi, Stefano Mazzotta e Emanuele Sciannamea, entrambi coreografi e danzatori.
Corpi muscolosi, atletici, competenti, come quelli dei danzatori. Virili nell’energia che emanano, ma duttili anche nell’immaginarsi immersi in personaggi rappresentanti il genere femminile, di cui sanno cogliere qualche stereotipia, e di cui forniscono una lettura psicologica, attraverso l’attenzione per piccoli movimenti e piccoli gesti di storie apparentemente quotidiane.
La mimica del volto va oltre la danza: è già teatro. Il linguaggio nel suo complesso, tuttavia, è quello poetico. E in ciò essi assomigliano a tanti altri gruppi contemporanei, capaci di sperimentare, di fare ricerca, sul limite delle arti, con una caratteristica comune che li segna: la voglia di poesia.
A loro piace anche sentirsi un po’ clown: “Amiamo sentirci dei clown, caratteri possibili e improbabili al tempo stesso”, dicono di sé. E continuano: “Questo è il genere di verità che ci preme proporre sulla scena, che va al di là delle complesse criptiche astrazioni che spesso si accompagnano al linguaggio contemporaneo”. Al linguaggio dei clown appartiene un ulteriore dato che li caratterizza: il gusto per il paradosso, per il grottesco. E per cogliere questo lato delle cose attingono al patrimonio culturale che evidentemente caratterizza la loro formazione. Si tratta, in questo caso, degli aspetti di una certa cultura “meridionale”, anzi, proprio regionale: quella pugliese. “Le nostre origini meridionali rappresentano una fonte inesauribile di suggerimenti”, affermano.
Lo si vede con chiarezza nei loro spettacoli: quasi si sente la suggestione olfattiva dei ceri delle chiese, del sudore dei pellegrini in processione. Lo si sente dai suoni che sono scelti ad accompagnare i loro movimenti in scena. Lo si vede dai colori, quando è il nero a predominare sulla scena, il nero della terra madre, ma anche il nero imposto lungamente alle donne nelle tradizioni del sud.
Va detto che le donne hanno un posto speciale nelle rappresentazioni di Zerogrammi. Sono le protagoniste di INRI, in cui vediamo due vecchiette immerse nei loro riti di culto, così vere nelle loro dipendenza da un dio da divenire paradossali, e paradossalmente oggetto dell’attenzione particolare del loro dio – dio maschile e conduttore del gioco – persino nell’intimità della loro casa.
Vediamo una donna essere protagonista di una performance il cui titolo significa “cianfrusaglie”: Mappugghie. In questo spettacolo, nella sua forma in progress, la parte della protagonista è affidata, diversamente che nelle altre performances, a una attrice/ballerina, Chiara Michelini, per la coreografia di Mazzotta e Sciannamea. Lei è Penelope, la Penelope di Ulisse, che noi ben conosciamo attraverso l’Odissea. Qui si gioca con il mito dell’attesa paziente di una donna innamorata, secondo un’interpretazione che in letteratura ha solleticato in precedenza l’ispirazione di molti autori. Penelope aspetta. Aspetta oggi, seduta su una sedia, qualche volta abbandonata ad atteggiamenti un po’ sciatti, spettinata, come capita a chi, non visto fra le mura della propria casa, sembrerebbe non avere un granché da fare. Aspetta e si fa un caffè. Poi magari un altro; tocca gli oggetti della vita quotidiana, e molti sentimenti si accompagnano all’atto dell’attesa. Ma anche i pensieri si accavallano, tra un piatto da lavare e un paio di mutande di cui occuparsi.
Gli Zerogrammi dicono: “La poetica di Zerogrammi vuole restituire alla danza la leggerezza”. Hanno centrato il loro obiettivo. Se ne sono accorti anche i giudici dei numerosi concorsi di danza cui hanno partecipato, riportando a casa numerosi soddisfazioni e primi premi.
Ora propongono per la stagione 2009/ 2010 lo spettacolo che porta il loro nome Zerogrammi, che ha vinto il Premio Miglior spettacolo Giocateatro 2009 e il Primo Premio di Coreografia al Festival Oriente/Occidente. Ripropongono INRI, creazione del 2008. Inoltre hanno in cartellone Mappugghie, coprodotto con il Centro des Artes Performativas do Algarve Devir-Capa in Portogallo.