LA VIA FRANCIGENA
(servizio pubblicato su Oltre, n. 31)
Cammini di ieri, viandanti di oggi
La storia narra che fu Sigerico, Arcivescovo di Canterbury, che determinò l’inizio del cammino che oggi denominiamo Via Francigena, quando si recò a Roma in visita al Papa Giovanni XV, allo scopo di ricevere da lui il mantello vescovile, il Pallio: con il suo passaggio segnalò la nascita ufficiale di uno dei più importanti itinerari di pellegrinaggio d’Europa.
In realtà il tracciato che i pellegrini adoperavano fin dal Medioevo non è unico, ma si dipana in una serie di possibili alternative, di scelte effettuabili lungo il cammino, di superamento di passi, di differenti gradi di difficoltà o di lunghezza del percorso. Tutto ciò è perfettamente normale, poiché qualunque viaggiatore, oggi in automobile e dotato di navigatore, ieri a piedi o in caso privilegiato a cavallo, sceglie comunque il proprio percorso, in base alle conoscenze che ha, ai racconti di chi l’ha preceduto, alla preferenza paesaggistica e … perché no? alla qualità dell’accoglienza e dell’ospitalità lungo il percorso. La stessa regola vale per gli itinerari a piedi.
La tradizione, dunque, fa di Sigerico il padre della via Francigena.
La ragione principale è che egli ebbe modo, a differenza di tanti altri pellegrini meno solenni, di lasciarne traccia scritta. Infatti redasse, in modo scarrno ma preciso, le informazioni sul suo percorso di ritorno da Roma verso casa (“de Roma usque ad mare”), con un elenco delle 79 tappe, o submansiones, del viaggio compiuto dalla sede papale fino alla costa atlantica. Il prezioso manoscritto è oggi conservato presso la British Library di Londra, ed è considerato la base su cui si fonda l’itinerario ufficiale del Cammino per Roma. La Comunità Europea ha adottato l’itinerario di Sigerico, giunto a noi attraverso questo prezioso documento.
Il percorso dunque inizia da Canterbury, percorre la contea del Kent, arriva alla Manica, prosegue lungo le regioni francesi Nord Pas de Calais, Picardie, Champagne-Ardenne Franche-Comté, supera la frontiera Svizzera nel cantone di Vaud e passa in Italia, si sviluppa attraverso la Valle d’Aosta, il Piemonte, la Lombardia, la Liguria, l’Emilia Romagna, la Toscana e il Lazio.
Alla via Francigena, itinerario che appartiene alla storia, con il suo percorso principale attraverso il quale migliaia di pellegrini si sono posti in viaggio per Roma, sono legate alcune manifestazioni che hanno come tema la presenza e l’interesse culturale che la via stessa rappresenta.
Il mio viaggio verso la libertà.
Intervista a Cristina Menghini, professione “pellegrina”
Fra le interessanti iniziative che riguardano la via Francigena ci ha attratti quella di Cristina Menghini, milanese di 34 anni, di “professione”, per così dire, pellegrina.
Ebbene, sì, questa giovane milanese ha fatto del viaggio a piedi un’attività vera e propria. Dopo aver compiuto il cammino di Santiago, da Valencia a Santiago, di 1200 chilometri, si è rimessa in viaggio con lo zaino in spalle. Ora si trova sulla via Francigena. È partita da Canterbury, dove ha posto il primo passo il 1 luglio scorso, davanti alla porta della cattedrale di Canterbury, in Gran Bretagna, e si sta dirigendo verso Roma: sarà dunque testimone, a impresa completata, di un percorso inverso a quello pervenutoci dalle informazioni di Sigerico.
A differenza di molti altri pellegrini sulle strade del mondo non è tecnofoba, non è attratta dell’idea romantica che tutto si possa inventare cammin facendo, ma non è neppure schiava della strumentazione tecnica che le è stata messa a disposizione, riservandosi, quando lo crede opportuno, di operare deviazioni o cambiamenti. La tecnologia le è d’aiuto: porta con sé una moderna strumentazione: GPS con macchina fotografica integrata e note-book con connessione 3G internazionale.
Il suo progetto è quello di raccogliere informazioni aggiornate sulla situazione attuale dell’antico Cammino di pellegrinaggio, così ogni giorno Cristina pubblica il racconto del viaggio, e le immagini che ha fermato durante la sua giornata, che testimoniano la collaborazione da lei ricevuta da parte di molte persone, ma anche realtà spettacolari della natura, o presenze di opere d’arte sui luoghi che attraversa. Se non riesce a espletare il compito che si è data, vale a dire quello di tenere informati i suoi fans ogni giorno, di tanto in tanto si ferma un po’ in un luogo, e ‘recupera’ il compito informativo. Non è così incredibile pensare che al termine della giornata sia davvero troppo stanca per scrivere, visto il numero di chilometri che macina, le emozioni che supponiamo abbia provato e, certamente, le avventure che deve aver vissuto lungo i sentieri, le mulattiere e le strade.
Qual è il senso del viaggio a piedi oggi?
Cristina: Camminare è qualcosa che viene da dentro. Non credo si possa generalizzare. Ognuno dà al Cammino un significato personale in base al bisogno che sente di dover soddisfare in un dato momento.
Per me camminare è una delle più alte espressioni di Libertà. Cammino perché mi fa sentire viva e ad ogni passo gioisco. Cammino per conoscere, cammino per imparare, cammino per valorizzare ciò che mi circonda. Ma soprattutto cammino per rispondere ad un richiamo interiore del quale però ancora devo individuare la fonte.
Camminare è osservare e vivere il mondo per come merita di essere osservato e vissuto. In ogni suo centimetro e in tutta la sua variata bellezza.
Attualmente tu hai scelto di viaggiare lungo un percorso tracciato già dagli uomini del Medioevo: la scelta di un percorso segnato da uomini di fede significa che il tuo viaggio ha valore religioso, oppure è un viaggio laico?
Nessuno dei due. Vivo il viaggio, qualunque esso sia, come una continua ricerca interiore. Un costante tentativo di comunione del mio Essere con il Mondo. Non sono religiosa, nel senso che non pratico nessun rito riconosciuto come tale. Ma credo fermamente in quello che chiamiamo comunemente Dio, come l’Energia che ha creato e che regge tutte le forme dell’Universo. E soprattutto ho fede nel suo Amore verso l’Essere Umano. Quell’Amore che ogni giorno dà sostegno anche i miei passi.
Ho scelto ora la Via Francigena principalmente per curiosità. Era già molto che ne sentivo parlare. Questa Via per secoli segnata dalle orme di migliaia di passi. Non solo passi di fedeli, ma anche di mercanti, cavalieri, ladroni, principi e schiavi; ognuno con il proprio vissuto, ognuno con il proprio sogno: il perdono, la vendita, la vittoria, il bottino, il regno e la Libertà. Quanta storia su questa Via, quanta energia racchiusa nelle strade, negli alberi, nelle colline, nei campi! E ho sentito il richiamo, quasi a voler far parte anche io di questo pezzetto di storia. Anche io con il mio vissuto, anche io con il mio sogno di Libertà…
Tu che cosa cerchi? Senti il viaggio come strumento di evoluzione?
Il viaggio è uno dei tanti strumenti di evoluzione. Io l’ho privilegiato perché credo che mi dia più possibilità di sperimentare situazioni ed esperienze variate che forse non farei mai se mi dedicassi ad avere una vita “normale. Ma poi, che cosa intendiamo con “essere normali”? Ed ogni esperienza, in base a come riesci a viverla e ad affrontarla può aiutarti a superare quel gradino della scala che rappresenta la nostra evoluzione.
Cosa cerco? Non lo so. Ma forse è proprio questo non sapere che tiene vivo il fuoco che alimenta il mio Cuore e i miei piedi. Se sapessi cosa cercare, sicuramente sarei condizionata a limitare i miei spostamenti verso un’unica area di interesse. Il che mi farebbe perdere le emozioni che potrei vivere interessandomi di tutto il resto.
Personalmente penso che il viaggio, in qualunque forma (ma certo i viaggi da intruppati sono un po’ meno significativi), fornisca buoni spunti di autoeducazione: esercita in noi, in diverse forme, la capacità di adattamento, l’abilità di sostenere in modo positivo e adeguato rapporti sociali molto più vari che nella realtà quotidiana. Condividi con me questa opinione? Cosa mi dici in proposito? Vuoi riferire qualche esperienza significativa?
Non solo autoeducazione. Siamo tutti allievi e maestri, di noi stessi e degli altri. Ci autoeduchiamo e aiutiamo gli altri ad autoeducarsi. Avete mai provato a dormire nella stessa stanza con persone di diverse nazionalità che avete conosciuto solo due minuti prima o con le quali avete solo gesticolato senza capirvi?
Persone di diversa cultura e di diverso credo che si ritrovano a dover condividere momenti anche molto intimi quali il lavarsi, il cambiarsi d’abito o il semplice massaggiarsi i piedi. E imparando a rispettare le esigenze e le abitudini degli altri, impariamo anche a controllare i nostri eccessi e a superare i nostri limiti.
Affrontare lunghi momenti di solitudine è stato, è per te, difficile?
Chi parte per viaggi così lunghi e un po’ all’avventura, non sa mai chi o cosa trova. Per questo è indispensabile mettere in conto che l’unico compagno di viaggio sarai tu stesso e tutto il tuo Essere interiore. Se ti ami e confidi nel sostegno del Cammino stesso, la solitudine non sarà mai un problema. Anzi, spesso, sarà una buona amica. Ed ogni persona che incontrerai durante il viaggio sarà solo un gradito dono per cui ringraziare. A me piace molto camminare da sola. Osservo, rifletto, interiorizzo. Ma sono anche una maniaca della condivisione e quindi quella che tu chiami solitudine la sento di più la sera, quando non cammino, nel momento in cui non honessuno con cui parlare e scambiare commenti sull’esperienza vissuta. Per questo viaggio sempre con il computer e con una efficace connessione internet. Certo, non è il calore di un abbraccio consolatore o l’emozione di uno sguardo mentre ascolta i tuoi racconti. Ma sapere che c’è qualcuno che tutti i giorni aspetta di avere tue notizie, sicuramente aiuta a tener alto il morale e a non abbattersi nei momenti più duri e difficili. Perché si, a volte ci sono anche quelli!
Durante il tuo cammino avrai senz’altro avuto modo di conoscere nuove realtà, ma mi piacerebbe sapere se pensi che le tue esperienze di viaggio abbiano allargato la tua visione del mondo. Hai colto prospettive diverse rispetto a quanto sapevi?
Il mondo è un grandissimo libro aperto. Bisogna solo avere il coraggio di sfogliarlo, pagina dopo pagina, per cercare di capirlo, accettarlo e quindi apprezzarlo. E il Cammino mi aiuta in questo. A scoprire nuove realtà e ad allargare la visione che ho non solo del mondo ma anche di me stessa in relazione al mondo. Il Cammino è come un Maestro ed io a Lui mi affido. Continueresti a seguire un Maestro se ti rendessi conto che non ti sta insegnando nulla in più di quel che già sai? E invece io continuo a viaggiare, perché il viaggio ha sempre qualcosa da insegnarmi: la mia visione del mondo evolve con l’evoluzione del senso del mio viaggio.
Ed uno dei miei più grandi cambiamenti è proprio avvenuto in materia di spiritualità, nel momento in cui, dopo aver sperimentato diverse religioni, nei luoghi in cui viaggiavo, ho capito che Dio non andava cercato in una chiesa o in una moschea, ma che si trova dentro di Noi, dentro il nostro Cuore. Dobbiamo solo imparare ad esteriorizzarlo. E qui il Cammino ha una parte fondamentale perché, da buon Maestro che è, mi aiuta a tirare fuori il meglio di me.
Tu tieni un blog, attraverso il quale chiunque può seguire la tua esperienza. Ci sono dati, foto, alcune riflessioni personali. Sono molteplici i modi con cui puoi documentare la tua vita in cammino. Una foto la puoi scattare subito, nel breve tempo di qualche attimo hai fermato l’essenza di qualcosa, il senso di un luogo, di un essere vivente, di un ambiente. Ma una riflessione, se vuoi fermarla, ha bisogno di ben altro tempo, perché occorre scriverla, per non dimenticarla, per condividerla. Vorrei sapere qual è il tuo rapporto con la scrittura. Ti piace raccontare, descrivere, esprimere emozioni con le parole?
Il mio primo diario risale all’epoca delle elementari, quando finalmente ho imparato a tenere in mano la penna. Rileggo sempre con entusiasmo ciò che il Cuore già allora mi dettava. Tanto ricco di emozioni quanto di errori ortografici. E dedicando molto tempo alla lettura ho poi scoperto le differenze tra prosa e poesia. E rapita dalle rime ho impresso i miei Amori tra strofe baciate, chiudendole nel forziere del mio intimo. Ma poi è avvenuta la rivoluzione. Ho scoperto la scrittura come mezzo di condivisione e attualmente passo almeno un paio di ore al giorno esprimendo emozioni, descrivendo luoghi, concetti e riflessioni, sperimentando ogni volta uno stile differente, senza paura di essere giudicata per quello che scrivo e per come scrivo.
Quel che conta per me è riuscire a trasmettere l’Amore che ho per il Mondo e per la Vita, e lo faccio attraverso l’esperienza del Viaggio. Il Viaggio di una ragazza alla ricerca della Libertà in tutte le sue forme.
Il Viaggio mi regala l’esperienza. Il Cuore la elabora e detta le parole. Nessuno studio, nessuna forma. E ciò che ne esce vedo che piace. E questo, si!, mi emoziona.
Associazionismo attorno alla via Francigena
Nel tratto del Canavese e del Biellese la globe-trotter Cristina è stata accompagnata dall’Associazione La Via Francigena di Sigerico di Ivrea. È un’associazione che si pone come obiettivo la valorizzazione del tratto piemontese e valdostano della Via, nata nel 2009. Intende ricercare percorsi alternativi al percorso di base, già utilizzati nei secoli passati. I partecipanti desiderano creare contatti costruttivi con i Comuni della zona del Vercellese e organizzare eventi e manifestazioni comuni, inoltre l’associazione si occupa di ricercare la documentazione storica relativa alla Via Francigena in Piemonte e Valle d’Aosta. Allo scopo di realizzare i propri obiettivi promuove attività promozionali con l’organizzazione di conferenze, convegni e interventi di studiosi e ricercatori.
Fa parte di una più ampia associazione che si occupa dei temi riguardanti il percorso francigeno, denominata Associazione Europea delle Vie Francigene, la quale vuole stabilire e consolidare relazioni istituzionali ed operative con il Consiglio d’Europa, con la Commissione Europea e l’Istituto Europeo degli Itinerari Culturali, acquisendo il riconoscimento di interlocutore privilegiato sul tema “Via Francigena”. Desidera assumersi il compito di coordinare le azioni dei singoli gruppi in modo armonico tra loro, nel rispetto delle singole autonomie, rispondendo all’obiettivo di rivitalizzare uno spazio di dimensione europea.