Qualche curiosità etimologica. La parola Veda viene da vid, radice sanscrita che attiene al sapere, alla conoscenza. La parola, prima greca e poi latina, idea, ha la stessa etimologia; anche i sostantivi inglesi wit e wisdom pescano nello stesso bacino. E lo stesso vale per video che ha la facoltà di mostrare a tutti noi perché sa, conosce (e non ci resta che credergli).
Vedica, dunque, è una conoscenza duratura.
Nella tradizione orientale i libri di conoscenza, dunque, sono i Veda. Ma non sbaglieremmo se definissimo vedici i libri duraturi di altre tradizioni: la nostra la Bibbia, per esempio. Non sbagliamo se mettiamo in evidenza che lo scopo di questi libri è rammentare a noi umani, fragili e dimentichi, la forza originaria e la potenza della conoscenza, in grado di ricollegarci alla nostra condizione spirituale originaria.
Nella tradizione orientale i Veda sono i libri sacri per eccellenza, composti da quattro corpi, da quattro Samhita, ricevuti direttamente, nella tradizione, da Vyasadeva, una delle incarnazioni di Krishna, avvenuta sulla terra cinquemila anni fa. La tradizione, tuttavia, ammette un’antichità ulteriore della trasmissione dei versi, tramandata oralmente.
I quattro corpi sono i Rig Veda (il Veda dei suoni sacri), il Sama Veda (il Veda delle melodie), lo Yajur Veda (il Veda dei riti) e l’Atharva Veda (il Veda degli incantesimi).