L’articolo sulle VedicheStorie, di Francesca Sales, compare su numero dell’autunno 2013 della rivista inOgnidove. È seguito da un’intervista all’autrice Letizia Gariglio.
Intervista a Letizia Gariglio
Vedichestorie e la matematica vedica per i bambini
di Francesca Sales
Esce a fine mese nelle librerie, con distribuzione nazionale, un libro in formato album di un centinaio di pagine, dal titolo “Vedichestorie”; l’editore è la Nuova Ipsa di Palermo. I lettori della nostra rivista conoscono l’autrice, Letizia Gariglio, che fa parte del nostro gruppo di giornalisti e scrive sulla nostra testata. Sue sono anche le illustrazioni del libro.
Vedichestorie sono storie per bambini che seguono la crescita dei loro personaggi, coetanei dei lettori cui i racconti sono dedicati, in cui si aprono squarci di vita reale e dove si alternano, come nella vita reale, soddisfazioni e difficoltà, successi e delusioni. I messaggi contenuti nelle narrazioni però portano nel loro complesso valori positivi.
Le Vedichestorie hanno una particolarità rispetto a tanti altri libri per bambini: contengono principi e insegnamenti di matematica vedica.Non possiedono caratteristiche puramente didattiche, ma all’interno di ogni storia i giovani lettori fanno l’incontro di una tecnica particolarmente interessante di calcolo aritmetico.
Il libro in uscita è dedicato ai bambini nell’età della scuola elementare, contiene tre storie: nella prima si scopre perché i numeri si scrivono così, nella seconda e nella terza si impara a calcolare alla velocità del vento la tabellina del nove e di tutte le tabelline dal sei in poi (quelle più difficili da imparare mnemonicamente!), facendo diventare il procedimento veramente un gioco da ragazzi! I protagonisti sono i fili conduttori delle storie, si muovono nelle loro avventure consentendo ai giovani lettori di proiettarsi e identificarsi in loro, e mentre crescono, crescono anche le difficoltà che essi affrontano.
Ma che cos’è la Matematica vedica?
È intanto un sistema di calcolo veloce, che consente di eseguire oralmente i calcoli più semplici come quelli complessi, con sorprendente facilità e rapidità.
A che cosa si deve l’aggettivo vedico? Ebbene sì, questo metodo modernissimo, per così dire rivoluzionario, questa assoluta novità, è legata agli antichi poemi dei Veda e data almeno tremila anni. Tremila anni fa gli uomini colti della cultura indiana conoscevano tecniche di calcolo mentale che in seguito sono state in parte dimenticate, offuscate dal velo dell’ignoranza, infine rese apparentemente inutili nel mondo contemporaneo dall’uso delle calcolatrici.
Risvegliate, al pari di una Bella Addormentata, nel Novecento, ad opera di una delle quattro guide spirituali dell’India, hanno permesso di ricordare che la mente umana, addestrata bene, può essere più veloce delle calcolatrici. E di dimostrarlo.
All’inizio del Novecento fu fondamentale lo studio e l’intervento dello Shankaracharya Sri Bharati Krishna Tirthaji. In India gli Shankaracharya sono le grandi guide spirituali; le massime autorità dell’Induismo sono quattro, una per ciascun quadrante della grande nazione (sud, nord, est, ovest); il valore e l’importanza della loro carica è pari a quella del Papa per la Chiesa Cattolica, anche loro vengono chiamati dai fedeli “Sua Santità”, ma anche “Maestro del Mondo”. Dunque fu questa guida spirituale a rivelare al mondo contemporaneo gli adombrati insegnamenti di matematica contenuti nei Veda. Egli ritenne che fra le parole dei poemi si nascondessero sedici Sutra, cioè sedici gruppi di versi, la cui esatta interpretazione apre la conoscenza a tutto lo scibile matematico.
È una matematica completamente diversa da quella occidentale, perché si basa sull’uso e sulla stimolazione di entrambi i lobi del cervello, il sinistro ma anche il destro, adopera la visualizzazione, è educativamente efficace perché sviluppa l’intuizione e dà spazio alla sperimentazione: non c’è mai una sola strada percorribile nel sistema di calcolo, ma strade diverse, che vanno (non è solo un modo di dire) da destra a sinistra o da sinistra a destra. La grande flessibilità consente un avvicinamento giocoso ad alcuni aspetti che la razionale matematica occidentale e maschile (impegna il lato sinistro del cervello) non permette.
Dal 2007 la Matematica Vedica si insegna nelle Università indiane, ma ora anche in alcune australiane e statunitensi e sta avendo grande successo in tutto il mondo, suscitando notevoli interessi in campo educativo.
Intervistiamo Letizia Gariglio, l’autrice del libro che contiene le prime tre storie di matematica vedica fra le diciotto da lei scritte e che la Casa editrice si propone di pubblicare interamente con uscite periodiche.
Intervista a Letizia Gariglio
di Francesca Sales
Letizia, sapevo del tuo amore per la scrittura, ma non per la matematica. Come si spiega la scelta di un tema così particolare?
«Hai detto bene. Fatico anch’io a spiegarmelo. La mia personale mancanza di predisposizione per la matematica è storica: tutti i miei amici la conoscono. Io sono esattamente come il protagonista dei miei racconti, Dante, un appassionato di lettura e di letteratura e un povero disgraziato nell’apprendimento della matematica. Ed esattamente come lui sono stata “miracolata” dal mio incontro con la matematica vedica. Ho avuto il primo approccio con la matematica vedica nel 2007/08, e si è trattato di un impatto guardingo e sospettoso, dati i miei precedenti. Ma a mano a mano che ficcavo il naso nel materiale con cui venivo a contatto, la curiosità e la fiducia aumentavano. Non è stato del tutto semplice avvicinare la materia, ho dovuto ricercare materiale fra un continente e l’altro: Asia, America e Australia, ma in quel momento ancora nulla nella vecchia Europa. Facendomi strada fra un testo e l’altro (nessuno in italiano), sono arrivata a capire e, immediatamente dopo, a desiderare di passare le preziose informazioni ai più giovani. Del resto, io sono stata per tanto tempo un’insegnante e non ho mai abbandonato il piacere di condividere con i più giovani. Siccome scrivo, il modo più naturale è stato quello di inventare delle storie».
A quale età si rivolgono le storie?
«Partono dai sei/sette anni circa (prima elementare) delle prime storie, poi le tecniche illustrate raggiungono le difficoltà che presenta la scuola media nelle ultime storie. È soprattutto l’aritmetica il cuore dell’interesse. Sappiamo come l’uso delle calcolatrici ci abbia addormentati, abbia messo in pensione, ancora prima di avviarla al lavoro, la biocalcolatrice umana, rendendola obsoleta. Ebbene, la matematica vedica è in grado di risvegliarla, anche se non vogliamo competere con i matematici indiani, che per mezzo della vedica calcolano più velocemente dei computer».
Ma è vero che tutte le conoscenze matematiche negli antichi Veda sono racchiusi in 16 formule?
Già, in 16 Sutra: impararli, ricordarli e applicarli può togliere un bel po’ di ruggine alla nostra calcolatrice mentale. I Sutra sono sempre stati lì, racchiusi fra le antiche Scritture Indiane, prima trasmessi per millenni oralmente e poi in forma scritta. Sono stata molto colpita quando ho posto attenzione al fatto che Sutra e sutura, cioè cucitura, hanno la stessa etimologia: i Sutra servono a cucire, a tenere insieme le conoscenze. Nel nostro caso, nel caso delle storie che io ho raccontato, interessano le conoscenze base, gli attrezzi fondamentali per eseguire calcoli orali con percorsi flessibili, così da poter sviluppare il pensiero divergente. Per usare un’immagine del nostro tempo i 16 Sutra funzionano come chips programmati per il nostro computer: essi seguono i processi attraverso cui la nostra mente lavora. È ciò che ha svelato Sri Bharati Krishna Tirthaji, morto nel 1960, regalando al mondo contemporaneo una grande ricchezza che, come tante altre conoscenze, era ormai così offuscata da essere riservata a pochissimi, avendo assunto i caratteri delle conoscenze esoteriche. La formulazione dei Sutra rimane molto criptica, ma siamo stati molto aiutati nell’interpretazione. Nei miei racconti svelo il contenuto di alcuni Sutra, talvolta facendo esplicito riferimento ad essi: in questi casi li ho tradotti in italiano cercando un modo giocoso e piccole rime. Spiego chiaramente come usarli, anche per mezzo di illustrazioni. Tuttavia ho posto molta cura nel tracciare il racconto: in fin dei conti è l’aspetto della parola quello che caratterizza un autore».
E a livello delle tue storie e dei bambini che cosa succede?
Gli insegnamenti si inseriscono in maniera discreta nel racconto, in modo che lo snodarsi della vicenda necessiti, ad un certo punto della narrazione, della nuova conoscenza vedica. Un gruppo di bambini, fra cui due protagonisti, Dante e Stella, si muovono attraverso le loro vicende di vita e di scuola: hanno qualche pena familiare, come molti bambini di oggi, patiscono la fretta e lo stress, il sovraccarico di attività, ma possono contare sui valori dell’amicizia, malgrado qualche incomprensione fra mondo maschile e femminile, sono curiosi e in contatto con il mondo, anche quello lontano. Nelle prime storie imparano a usare il corpo come aiuto conoscitivo, più avanti si addentreranno nei contenuti segreti dei Sutra, faranno persino un incontro con i nemici della conoscenza umana, si trasformeranno in agenti segreti, svolgeranno indagini; alla fine, arriveranno persino ad acquistare un’isola. Così le conoscenze vediche avranno modo di spostarsi da un continente all’altro. Un po’ per volta, insomma, tra un Sutra e l’altro, imparano a crescere. Che magia!»
Vedichestorie e la matematica vedica per i bambini
di Francesca Sales
Esce a fine mese nelle librerie, con distribuzione nazionale, un libro in formato album di un centinaio di pagine, dal titolo “Vedichestorie”; l’editore è la Nuova Ipsa di Palermo. I lettori della nostra rivista conoscono l’autrice, Letizia Gariglio, che fa parte del nostro gruppo di giornalisti e scrive sulla nostra testata. Sue sono anche le illustrazioni del libro.
Vedichestorie sono storie per bambini che seguono la crescita dei loro personaggi, coetanei dei lettori cui i racconti sono dedicati, in cui si aprono squarci di vita reale e dove si alternano, come nella vita reale, soddisfazioni e difficoltà, successi e delusioni. I messaggi contenuti nelle narrazioni però portano nel loro complesso valori positivi.
Le Vedichestorie hanno una particolarità rispetto a tanti altri libri per bambini: contengono principi e insegnamenti di matematica vedica.Non possiedono caratteristiche puramente didattiche, ma all’interno di ogni storia i giovani lettori fanno l’incontro di una tecnica particolarmente interessante di calcolo aritmetico.
Il libro in uscita è dedicato ai bambini nell’età della scuola elementare, contiene tre storie: nella prima si scopre perché i numeri si scrivono così, nella seconda e nella terza si impara a calcolare alla velocità del vento la tabellina del nove e di tutte le tabelline dal sei in poi (quelle più difficili da imparare mnemonicamente!), facendo diventare il procedimento veramente un gioco da ragazzi! I protagonisti sono i fili conduttori delle storie, si muovono nelle loro avventure consentendo ai giovani lettori di proiettarsi e identificarsi in loro, e mentre crescono, crescono anche le difficoltà che essi affrontano.
Ma che cos’è la Matematica vedica?
È intanto un sistema di calcolo veloce, che consente di eseguire oralmente i calcoli più semplici come quelli complessi, con sorprendente facilità e rapidità.
A che cosa si deve l’aggettivo vedico? Ebbene sì, questo metodo modernissimo, per così dire rivoluzionario, questa assoluta novità, è legata agli antichi poemi dei Veda e data almeno tremila anni. Tremila anni fa gli uomini colti della cultura indiana conoscevano tecniche di calcolo mentale che in seguito sono state in parte dimenticate, offuscate dal velo dell’ignoranza, infine rese apparentemente inutili nel mondo contemporaneo dall’uso delle calcolatrici.
Risvegliate, al pari di una Bella Addormentata, nel Novecento, ad opera di una delle quattro guide spirituali dell’India, hanno permesso di ricordare che la mente umana, addestrata bene, può essere più veloce delle calcolatrici. E di dimostrarlo.
All’inizio del Novecento fu fondamentale lo studio e l’intervento dello Shankaracharya Sri Bharati Krishna Tirthaji. In India gli Shankaracharya sono le grandi guide spirituali; le massime autorità dell’Induismo sono quattro, una per ciascun quadrante della grande nazione (sud, nord, est, ovest); il valore e l’importanza della loro carica è pari a quella del Papa per la Chiesa Cattolica, anche loro vengono chiamati dai fedeli “Sua Santità”, ma anche “Maestro del Mondo”. Dunque fu questa guida spirituale a rivelare al mondo contemporaneo gli adombrati insegnamenti di matematica contenuti nei Veda. Egli ritenne che fra le parole dei poemi si nascondessero sedici Sutra, cioè sedici gruppi di versi, la cui esatta interpretazione apre la conoscenza a tutto lo scibile matematico.
È una matematica completamente diversa da quella occidentale, perché si basa sull’uso e sulla stimolazione di entrambi i lobi del cervello, il sinistro ma anche il destro, adopera la visualizzazione, è educativamente efficace perché sviluppa l’intuizione e dà spazio alla sperimentazione: non c’è mai una sola strada percorribile nel sistema di calcolo, ma strade diverse, che vanno (non è solo un modo di dire) da destra a sinistra o da sinistra a destra. La grande flessibilità consente un avvicinamento giocoso ad alcuni aspetti che la razionale matematica occidentale e maschile (impegna il lato sinistro del cervello) non permette.
Dal 2007 la Matematica Vedica si insegna nelle Università indiane, ma ora anche in alcune australiane e statunitensi e sta avendo grande successo in tutto il mondo, suscitando notevoli interessi in campo educativo.
Intervistiamo Letizia Gariglio, l’autrice del libro che contiene le prime tre storie di matematica vedica fra le diciotto da lei scritte e che la Casa editrice si propone di pubblicare interamente con uscite periodiche.
Intervista a Letizia Gariglio
di Francesca Sales
Letizia, sapevo del tuo amore per la scrittura, ma non per la matematica. Come si spiega la scelta di un tema così particolare?
«Hai detto bene. Fatico anch’io a spiegarmelo. La mia personale mancanza di predisposizione per la matematica è storica: tutti i miei amici la conoscono. Io sono esattamente come il protagonista dei miei racconti, Dante, un appassionato di lettura e di letteratura e un povero disgraziato nell’apprendimento della matematica. Ed esattamente come lui sono stata “miracolata” dal mio incontro con la matematica vedica. Ho avuto il primo approccio con la matematica vedica nel 2007/08, e si è trattato di un impatto guardingo e sospettoso, dati i miei precedenti. Ma a mano a mano che ficcavo il naso nel materiale con cui venivo a contatto, la curiosità e la fiducia aumentavano. Non è stato del tutto semplice avvicinare la materia, ho dovuto ricercare materiale fra un continente e l’altro: Asia, America e Australia, ma in quel momento ancora nulla nella vecchia Europa. Facendomi strada fra un testo e l’altro (nessuno in italiano), sono arrivata a capire e, immediatamente dopo, a desiderare di passare le preziose informazioni ai più giovani. Del resto, io sono stata per tanto tempo un’insegnante e non ho mai abbandonato il piacere di condividere con i più giovani. Siccome scrivo, il modo più naturale è stato quello di inventare delle storie».
A quale età si rivolgono le storie?
«Partono dai sei/sette anni circa (prima elementare) delle prime storie, poi le tecniche illustrate raggiungono le difficoltà che presenta la scuola media nelle ultime storie. È soprattutto l’aritmetica il cuore dell’interesse. Sappiamo come l’uso delle calcolatrici ci abbia addormentati, abbia messo in pensione, ancora prima di avviarla al lavoro, la biocalcolatrice umana, rendendola obsoleta. Ebbene, la matematica vedica è in grado di risvegliarla, anche se non vogliamo competere con i matematici indiani, che per mezzo della vedica calcolano più velocemente dei computer».
Ma è vero che tutte le conoscenze matematiche negli antichi Veda sono racchiusi in 16 formule?
Già, in 16 Sutra: impararli, ricordarli e applicarli può togliere un bel po’ di ruggine alla nostra calcolatrice mentale. I Sutra sono sempre stati lì, racchiusi fra le antiche Scritture Indiane, prima trasmessi per millenni oralmente e poi in forma scritta. Sono stata molto colpita quando ho posto attenzione al fatto che Sutra e sutura, cioè cucitura, hanno la stessa etimologia: i Sutra servono a cucire, a tenere insieme le conoscenze. Nel nostro caso, nel caso delle storie che io ho raccontato, interessano le conoscenze base, gli attrezzi fondamentali per eseguire calcoli orali con percorsi flessibili, così da poter sviluppare il pensiero divergente. Per usare un’immagine del nostro tempo i 16 Sutra funzionano come chips programmati per il nostro computer: essi seguono i processi attraverso cui la nostra mente lavora. È ciò che ha svelato Sri Bharati Krishna Tirthaji, morto nel 1960, regalando al mondo contemporaneo una grande ricchezza che, come tante altre conoscenze, era ormai così offuscata da essere riservata a pochissimi, avendo assunto i caratteri delle conoscenze esoteriche. La formulazione dei Sutra rimane molto criptica, ma siamo stati molto aiutati nell’interpretazione. Nei miei racconti svelo il contenuto di alcuni Sutra, talvolta facendo esplicito riferimento ad essi: in questi casi li ho tradotti in italiano cercando un modo giocoso e piccole rime. Spiego chiaramente come usarli, anche per mezzo di illustrazioni. Tuttavia ho posto molta cura nel tracciare il racconto: in fin dei conti è l’aspetto della parola quello che caratterizza un autore».
E a livello delle tue storie e dei bambini che cosa succede?
Gli insegnamenti si inseriscono in maniera discreta nel racconto, in modo che lo snodarsi della vicenda necessiti, ad un certo punto della narrazione, della nuova conoscenza vedica. Un gruppo di bambini, fra cui due protagonisti, Dante e Stella, si muovono attraverso le loro vicende di vita e di scuola: hanno qualche pena familiare, come molti bambini di oggi, patiscono la fretta e lo stress, il sovraccarico di attività, ma possono contare sui valori dell’amicizia, malgrado qualche incomprensione fra mondo maschile e femminile, sono curiosi e in contatto con il mondo, anche quello lontano. Nelle prime storie imparano a usare il corpo come aiuto conoscitivo, più avanti si addentreranno nei contenuti segreti dei Sutra, faranno persino un incontro con i nemici della conoscenza umana, si trasformeranno in agenti segreti, svolgeranno indagini; alla fine, arriveranno persino ad acquistare un’isola. Così le conoscenze vediche avranno modo di spostarsi da un continente all’altro. Un po’ per volta, insomma, tra un Sutra e l’altro, imparano a crescere. Che magia!»