Risale al 18 luglio 2014 la cosiddetta delibera ammazza-orsi: la delibera della giunta della Provincia Autonoma di Trento che ha introdotto la categoria dell’orso dannoso e ne ha prevista l’uccisione, come misura di prevenzione. Noi riteniamo che senza la sciagura di quella stolta delibera, non sarebbe stato così facile ordinare la cattura dell’orsa Daniza, né procedere con tanta leggerezza ad un uso non sufficientemente consapevole (visti i risultati!) dei narcotici.
L’episodio ha suscitato molto effetto, non c’è che dire, e il web è impazzito: la stragrande maggioranza ululando parole di dolore per Daniza, mentre qualche rara voce ha osato timide difese dell’operato.
Un sospetto infido e strisciante ha percorso i commentiprovenuti da ogni luogo: che l’errore umano nella cattura non fosse solo frutto di insipienza veterinaria, ma che alla superficialità dell’agire abbia sotteso una volontà di supremazia dell’uomo sull’animale nonostante tutto, o forse grazie a tutto, anche alla morte dell’animale stesso. Una morte annunciata e realizzata, dopotutto. Ciò malgrado le sessantacinquemila firme raccolte in una petizione per chiedere la revoca della delibera ammazza-orsi del 18 luglio. Michele Dallapiccola, Assessore all’agricoltura, foreste, turismo e promozione caccia e pesca della Giunta Provinciale della Provincia autonoma di Trento, aveva garantito personalmente per l’incolumità di mamma orsa, pur confermando le decisioni prese riguardo alla gestione degli orsi in Trentino. Non ci sentiamo di demonizzare il suo comportamento. Infatti, quante garanzie ci danno i politici sul nostro futuro, le nostre vite, il benessere delle nostre esistenze? Se garantiscono tanto facilmente quanto inefficacemente per gli umani, dimostrandosi spesso incompetenti e inaffidabili, che importanza può avere un orso?
Ripercorriamo i passi di quanto accaduto. Il 15 agosto un cercatore di funghi s’imbatte nell’orsa Daniza, esemplare facente parte di un preciso progetto di reintroduzione degli orsi sul territorio e peraltro monitorata per mezzo del radiocollare. Se il cercatore di funghi va per boschi dove sono stati reintrodotti gli orsi supponiamo che sia consapevole della possibilità di fare un incontro più o meno ravvicinato con un orso. Non vorrei sembrare troppo sempliciotta, ma mi sembra che se all’interno di una provincia il progetto sia quello di reintrodurre una specie animale, debba essere tenuto necessariamente presente che il caso potrebbe offrire l’occasione all’uomo di fare un incontro diretto. Io quando vado per boschi, per esempio, so che potrei incontrare una vipera o altri animali potenzialmente pericolosi per la mia incolumità. Lo so e ne tengo conto, cerco di tenere aperti i miei sensi e soprattutto di non andarmi a infilare in situazioni sicuramente pericolose. Per esempio non giro senza calzettoni e i pantaloni lunghi, batto il terreno con un bastone, in prossimità di corsi d’acqua aumento l’allerta, non infilo le mani nude fra le pietre di muretti… Se io fossi andata sui sentieri del Trentino, anziché in Canavese, credo che se avessi percepito la presenza di un orso, avrei girato i tacchi e me ne sarei andata quanto prima, non mi sarei nascosta dietro a un albero per fare avventatamente cucusettete ai suoi cuccioli, magari sperando in una selfie. Ma si sa, l’uomo è intelligente e l’animale no, perciò se l’animale ferisce l’uomo che ha percepito come un tremendo pericolo per i suoi cuccioli, è meglio passare ai fatti concreti e ammazzarlo.
Mi chiedo che cosa sarebbe accaduto se prima di prendere quella funesta decisione in forma di delibera la Giunta si fosse domandata se lo scontro di Daniza con l’homo sapiens non fosse stato causato semplicemente da esigenze di difesa dei cuccioli. Certo, Daniza aveva anche la colpa di essere tanto grossa! E quegli unghioni, poi…
Se avessi la possibilità di parlare con i veterinari che hanno partecipato alla funesta cattura, chiederei loro: è una prassi ben accetta presso di loro quella di intervenire su una mamma con i cuccioli? Una donna comune, come me, una madre umana, non può fare a meno di immedesimarsi e tremare al pensiero del trauma che un evento del genere può causare su madre e figli, anche quando non porti alla morte. Era comunque necessaria tanta sofferenza? Era necessario essere così rozzi, incompetenti e insensibili sia sotto l’aspetto etico oltre che su quello etologico?
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