Guercino, Martirio di San Sebastiano – USA, Collezione Federico Castelluccio
(Articolo pubblicato sul numero 11/2015 di InOgniDove)
Una grande mostra su un solo tema pittorico, percorso nei secoli da decine di artisti, è ospitata nel Castello di Miradolo. Vi si raccolgono poco meno di una cinquantina di capolavori, dal Rinascimento al Seicento inoltrato. Il tema: San Sebastiano, martire della fede cristiana, santo della Chiesa cattolica, venerato in quella ortodossa, oggetto di culto antico. L’agiografia del santo vuole che egli, condannato a morte, legato a un palo sul colle Palatino, perforato da frecce in tutto il corpo, si salvasse, grazie all’aiuto di Santa Irene, e recuperasse pienamente la salute.(morì come martire ma in circostanze successive).
La mostra offre dunque un excursus fra opere pittoriche di circa tre secoli, permettendo al visitatore di godere in occasione unica di interpretazioni di scuole pittoriche diverse, di artisti di epoche diverse, e persino di interpretazioni diverse dello stesso tema di un unico pittore, più volte attratto dal tema nel corso della sua carriere artistica.
San Sebastiano è nella tradizione pittorica una figura apollinea; ritratto nudo, la rappresentazione del suo corpo era l’unica a comparire nella sua apollinea nudità nelle chiese, insieme a quella del Cristo stesso: fu in un certo senso il punto di congiunzione fra l’eredità della cultura pagana e quella cristiana; la figura del santo, grazie alla sua bellezza, poté sovrapporsi e sostituirsi alla rappresentazione apollinea propria della civiltà pagana, precedente quella cristiana, i cui modelli rimanevano per gli artisti indimenticabili e mai dimenticati. Il dio della bellezza divenne così nella rappresentazione religiosa il dio della sanità. Centinaia di frecce lo colpirono su tele secolari, ma non poterono che scalfirlo, lasciando intatta l’integrità fisica dell’uomo Sebastiano, poiché intatta rimaneva nel martirio l’integrità della sua anima. La bellezza di San Sebastiano diviene così la perfetta rappresentazione metaforica della sua purezza morale, dipinta nell’espressione e nell’atteggiamento di un corpo che, pur sofferente, non perde mai la sua forza vitale: la sofferenza stessa si sublima.
Vittorio Sgarbi, il curatore della mostra, afferma: “San Sebastiano è il santo che rappresenta la bellezza dell’uomo, in particolare la bellezza del corpo umano maschile, come nell’antichità erano le grandi rappresentazioni di eroi, atleti, dei e divinità, da Apollo, ai Bronzi di Riace, fino ai guerrieri. Nel mondo cristiano questa esaltazione della bellezza poteva essere interdetta dal tema della nudità. San Sebastiano è l’equivalente di Apollo; una figura che rappresenta la sua bellezza fisica e la sua integrità. Il Santo, storicamente è sentito come riferimento per la peste; rappresenta l’aspirazione all’integrità fisica e alla sanità”.
Nel giovinetto può comparire la smorfia delle passioni dell’uomo rinascimentale (Carlo Crivelli); talvolta egli si muove con aggraziati passi simili a quelli d’un danzatore (Ludovico Carracci); se ne offre un’immagine meditabonda (Tiziano); la pittura si accende di colori e di forme (Rubens); si sublima in atto di devozione (Guido Reni); si caratterizza di accenti di verità nei tratti del volto e del corpo (pittori caravaggeschi); si arricchisce di passioni (Ribera), si accende di coinvolgimento emotivo (Mattia Preti di Capodimonte e Luca Giordano): sempre rimane la grazia leggiadra delle fede; in ogni caso la santità emana dal santo corpo, la cui bellezza resta inviolata.
L’aspetto è fortemente accentuato anche dal titolo della mostra: San Sebastiano. Bellezza e integrità nell’arte fra ‘400 e ‘600. La collezione è curata da Vittorio Sgarbi in collaborazione con Antonio D’Amico; propone un percorso espositivo di 45 opere di importanza straordinaria, provenienti da istituzioni museali italiane e internazionali: Uffizi, Firenze; Museo di Capodimonte, Napoli; Galleria Colonna, Roma; Quadreria dell’Arcivescovado, Milano; Galleria di Palazzo Corsini, Roma; Museo Correr, Venezia; Galleria dell’Accademia, Roma, Musei della Repubblica di San Marino, Pinacoteca Nazionale di Siena, Collezioni private statunitensi, e altri.
Molte opere raffigurano il santo al centro della scena, solo, talvolta viene rappresentato con le mani legate dietro alla schiena o sopra la testa ad un albero; nei quadri di gusto caravaggesco lo vediamo sdraiato a terra, allora il suo fisico si accentua di caratteristiche maschili e muscolari, sbaglieremmo se lo definissimo una figura umiliata; spesso lo vediamo in compagnia di San Rocco, protettore dalla peste, o con la Madonna, il Bambino, Santa Irene che amorevolmente lo cura; in un’opera di Rubens lo vediamo in compagnia di angeli, con tratti drammatici e quasi espressionistici. È soprattutto nell’opera del Guercino che si accentuano i tratti paesaggistici, di più, direi metereologici, in una interpretazione quasi romantica.