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Se ti dono la città eterna di Letizia Gariglio, articolo tratto dal mensile in rete “Parole in rete”
Un falso storico che ha divertito molte generazioni di studenti fu quella riguardante la donazione di Costantino: documento contraffatto e lungamente ritenuto vero. Siccome il diavolo fa le pentole ma dimentica i coperchi qualcosa nel documento, che affermava l’avvenuta donazione, finì nel tempo con il rivelare la sua stessa falsità. Furono le parole stesse a parlare: rivelavano chiaramente che esse era state pensate e redatte in una forma di latino barbarico, vale a dire decisamente posteriore a quello dell’epoca in cui il documento si sarebbe dovuto esprimere. Tra l’altro nella “Donazione” si fa riferimento alla città di Costantinopoli proprio con questo nome, ma Costantinopoli non era ancora stata fondata. La contraffazione fu rivelata nel XVI secolo da Lorenzo Valla, che negò l’autenticità della cosiddetta donazione nel documento “La falsa Donazione di Costantino” (De falso credita et ementita Constantini donatione declamatio).
La refutazione avvenne sotto forma di lettera, provocatoriamente indirizzata al Papa Leone X e venne pubblicata dall’editore umanista Ulrich von Hutten. Oltre alla precisa critica di ordine linguistico Valla ebbe l’audacia di rivelare quanto fosse incredibile l’affermazione contenuta nella Donazione. Infatti, quali ragioni avrebbero avuto Costantino per donare Roma e l’intero Occidente al Papa? In modo altrettanto adamantino rifiutò la possibilità che la donazione potesse essere avvenuta per motivi di riconoscenza, perché il Papa aveva guarito Costantino dalla lebbra. Questa, affermò, non era che una favola, ispirata da una storia della Bibbia, relativa a Naaman, guarito da Eliseo.
(settembre 2018)