LE FANDONIE OGGI. FAKE NEWS E CAVALLI DI TROIA (FANDONIE)

Le fandonie, oggi. Fake news e cavalli di Troia  di Letizia Gariglio. Articolo tratto dal mensile on line “Parole in rete”

Vi sono alcune operazioni mediatiche che possiedono caratteristiche di vera impudenza, altre vengono condotte in modo più elegante e raffinato; lo schema proposto, tuttavia, rimane sempre lo stesso: occorre creare un problema per creare una reazione negli utenti dell’informazione. 

La reazione, sempre basata sull’emozione della paura, suscitata dal finto problema creato e comunicato attraverso i mezzi di comunicazione e di informazione, produrrà sempre come risultato una richiesta, nel pubblico, di protezione, di sicurezza, susciterà domanda di emanazione di regole, proposte e realizzazioni  di più severe norme di controllo, leggi, provvedimenti speciali, decreti: insomma, darà come risultato la disponibilità a misure di chiusura, di limitazione di libertà di comportamento e di scelte, che troveranno, quasi immediatamente dopo, effetti di realizzazione.

Il problema, infatti, vuole soluzioni, le soluzioni vogliono disciplina e, quando necessario, coercizione. Così, disciplina e coercizione verranno percepiti e vissuti come benedetti.

Una tecnica prediletta da chi ha necessità di creare un problema è quella di amplificare con toni accesi, con plurime info ravvicinate, trasmesse dai media, di fake-news, di fandonie organizzate per manipolare l’attenzione e l’opinione pubblica, al fine di suscitare la reazione voluta.

In base alle reazioni emotive, alla forte impressione da una parte provata, e dall’altra indotta, in base allo shock e alla paura, da una parte vissuti e dall’altra suscitati ad arte, sarà prodotta nelle persone una volontà di ammorbidimento dei confini della sfera personale, la disponibilità psicologica e fattuale a lasciar entrare altri nella gestione del pacchetto dei nostri diritti, sentendo molti di noi il desiderio che qualcuno, altro da noi e al di sopra di noi, gestisca per noi la protezione dal male.

Malgrado l’abilità nel condurre l’operazione di comunicazione è difficile ottenere  una reazione univoca; vi sarà sempre chi la penserà, attorno al problema suscitato, in modo del tutto contrario a quello verso cui il sistema vorrebbe pilotare il giudizio del pubblico.

Che cosa occorre dunque fare per indebolire, isolare e infine annientare la resistenza (quantomeno di opinione) di coloro che la pensano in modo contrario a quello che si vuole indicare come unica via possibile?

Si crea una divisione netta fra gli utenti dell’informazione. Si fronteggeranno i bianchi e i neri, il sud e il nord, la squadra a righe e quella a pallini, con tutte le loro tifoserie al seguito.«Divide et impera», insegnava l’antica Roma con il suo motto: per dominare agevolmente occorre porre discordia all’interno dei popoli soggetti; per controllare un popolo bisogna provocare disaccordi e litigi, bisogna che non vi sia unità di sentimenti e intenti.

Nella nostra epoca di informazione sovrabbondante, sia quella di tipo ufficiale sia di tipo alternativo, è bene sfruttare entrambe le piste, per creare parti l’un contro l’altra armate, per fomentare la discordia. Anche là dove molti non vorrebbero diventare partigiani dell’una o dell’altra parte, non sarà concessa la libertà di sentirsi e comportarsi come uomini liberi, perché d’ufficio saranno catalogati come appartenenti alla categoria non allineata con i dettami del sistema governativo.

Vogliamo fare un esempio? 

Nell’anno trascorso  e in quello precedente il dibattito suscitato ad arte con i media ha sollevato un gran polverone attorno al tema dei “vaccini”.

Nella fase immediatamente precedente si era provveduto a creare il problema con una congrua burrasca mediatica. Infatti era stato confezionato uno spauracchio: il morbillo, aveva dichiarato la rappresentante del Governo, la ministra Lorenzin, incombeva sulla sicurezza di tutte le nostre vite. Naturalmente per prime venivano le vite dei poveri indifesi (i bambini), poi anche quelle degli adulti, alcuni dei quali, vivi e vegeti, sembravano  nel frattempo aver dimenticato di essersi “normalmente”ammalati da bambini di morbillo e di esserne, per così dire, “normalmente” guariti, come era accaduto a buona parte della popolazione occidentale fino a poco tempo prima; solo qualche raro nonno rifiutava di stupefarsi di fronte al televisore e continuava ad opporre un pericolosissimo atteggiamento di calmo buon senso nell’ascolto delle nuove terrificanti notizie. Lo spaventapasseri della ministra era stato gettato in campo e stava facendo validamente il suo lavoro, impedendo a qualsivoglia uccello di becchettare in libertà. Noi merli, tutti  a nutrirci di false notizie! Del resto, come non accogliere di buon grado l’informazione trasmessaci dalla rappresentante di governo? Se la ministra dichiarava uno stato di emergenza, che motivo avevamo per considerarlo falso a priori? La signora parlò di «crescita semi-epidemica del morbillo»; molti media rimpallarono la notizia togliendo il “semi”; la signora fece riferimenti precisi: in Gran Bretagna quasi duecento morti per morbillo: si accertò poi che non erano mai esistiti. Aggiunse altri dati completamente falsi: un ragazzo malato di leucemia, strappato da morte certa per la sua malattia, era deceduto invece per morbillo. Falso anche questo: come la famiglia del povero ragazzo e la struttura ospedaliera che si era occupata di lui si affrettarono a smentire.

Ma insomma, con le fake news erano entrato nelle nostre case questo efficacissimo cavallo di Troia. La popolazione , dopo l’ondata di paura che l’aveva percorsa, era pronta per accogliere misure d’emergenza. Così fu nel giro di poche ore confezionato un decreto che impose 12 vaccini alla popolazione infantile (poi ridotti a 10). Il cavallo di Troia era servito nel creare una grossa paura, tale da giustificare un decreto-legge (ennesima ferita nella vita costituzionale della nostra nazione): un bel colpo per un Paese che impiega anni per approvare definitivamente una legge.

Buona parte dell’opinione pubblica si schierò con la parte Sì-Vax; anzi, alcuni, presi dal panico nel loro ruolo di genitori, arrivarono a protestare perché le strutture pubbliche erano impreparate ad accogliere l’ondata di richieste e ritardavano le somministrazioni; minacce e intimidazioni furono rivolti a operatori del settore sanitario e  già si profilavano forme di ghettizzazione per alunni a scuola non vaccinati. Alcuni cittadini , pochissimi, si schierarono con il partito No-vax, suscitando reazioni manzoniane: dagli all’untore! Alcuni cittadini avrebbero voluto poter discutere, confrontarsi, essere meglio informati, magari anche essere tranquillizzati. Ma non poterono difendere la loro posizione che sostanzialmente esigeva libertà di riflettere, discutere, scegliere. Furono immediatamente inseriti, insieme ai No-vax nel gruppo degli untori: gente pericolosa che con i loro tentennamenti o, peggio, con le loro scelte libertarie, volevano mettere in pericolo la vita altrui. 

Il vaccino, come in precedenza la libertà di scelte oncologiche non univoche, è stato occasione di atteggiamento costrittivo e, in questo caso, di un decreto nel quale mi permetto di vedere una bella dose di coercizione.

Pochi giorni prima di Natale 2018 (23 dicembre) un coraggioso articolo di Franco Bechis uscito sul quotidiano Il Tempo ha avuto il coraggio di elencare tutto ciò che nei vaccini era presente, e non avrebbe dovuto esserci. Dopo mesi di controlli e di analisi di laboratorio sui vaccini abbiamo avuto risultati inattesi (e clamorosamente preoccupanti). Il vaccino della rosolia, ad esempio, mancava proprio dell’antigene della rosolia; nel vaccino multivalente contro difterite, pertosse, tetano, epatite B c’era di tutto, persino DNA umano, ma erano presenti anche altre numerosissime impurità (non in un solo lotto, in lotti diversi), come una serie di inquinanti, anticrittogamici, diserbanti, glisofato, antibiotici, antimalarici, alluminio, antiparassitari, formaldeide, varie altre tossine chimiche.

Ma naturalmente i difensori del salutismo coatto si sono precipitati a dare spiegazioni.

Noi, che desideriamo sapere e vorremmo sapere di più, siamo stati come sempre tacciati di ignoranza: loro (gli pseudoscienziati asserviti alla causa delle case farmaceutiche), com’è ovvio, per ogni preoccupantissimo particolare si sono precipitati a fornire fornire “valide” spiegazioni. E con quale velocità le hanno confezionate!

(gennaio 2019)

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