UN FILO D’ERBA CI SALVERÀ di Letizia Gariglio, TRATTO DAL MENSILE ON LINE “PAROLE IN RETE”
Forse la speranza di salvezza sta in un filo d’erba. Forse…
Come nelle peggiori distopie orwelliane, anche nel racconto di Wanda Scuderi, che in questo numero pubblichiamo, il mondo non ha più passato. Se il passato nell’immaginazione dell’autore inglese doveva essere controllato per poter controllare il presente e il futuro (“Chi controlla il passato, controlla il futuro: chi controlla il presente controlla il passato”, scriveva Orwell), nella narrazione di Scuderi il passato è già stato eliminato dalla memoria delle persone (quasi tutte le persone).
Se in Orwell il partito dominante aggiorna costantemente le informazioni riguardanti il passato, compiendo un’attenta opera di ristrutturazione della realtà del passato, in funzione dei propri interessi politici, nel racconto Forse la cancellazione delle tracce del passato è ancora più drastica, giustificata, sostenuta e messa in atto, com’è, dall’oggettiva cancellazione di ogni traccia appartenente a qualsivoglia elemento naturale.
Qui il passato è innominabile e impensabile, condannato a una damnatio memoriae.E se la cancellazione del nome era per gli antichi il massimo sfregio per la persona che subiva la condanna, comportando la dimenticanza del suo passaggio sulla terra, per Gero e Velja, i più giovani protagonisti della nostra storia di oggi, la condanna della perdita di memoria è legiferata e supportata con regolamenti speciali e sanzioni: leggi speciali concorrono a eliminare la presenza, dalla mente delle persone, del Klime-Out, l’avvenuto cataclisma che ha definitivamente estirpato ogni traccia di presenza della Natura sul pianeta. Nel mondo di Forse, tuttavia, il governo dominante commette un importante errore, a vantaggio dei dominati, lasciando libero di esistere il mondo degli affetti familiari. In quel piccolo spazio della realtà domestica, per quanto deturpato da artifici tecnologici sostitutivi dei dati naturali, il potere dominante dimentica di intervenire per distruggere l’individuo, tralascia l’opera di sopraffazione di quel piccolo territorio, e lì, solo lì, rinuncia a insidiare le persone proponendo loro un continuo assorbimento di eventi collettivi (che Orwell invece giudicava indispensabile per l’annichilimento della libertà umana). Così viene conservato un piccolo spazio per lo scambio di alcune emozioni e sentimenti fondamentali per il nutrimento dell’umanità, come quelli che ancora agiscono fra genitori e figli. In quello spazio potrà insinuarsi la ribellione dell’immaginazione, e, attraverso di essa, si realizzerà l’impossibile.
A differenza del mondo di 1984 in Forse non convivono in famiglia giovani pericolosi delatori, e i piccoli, ancora liberi nel gioco dell’inventare, combinando fra loro elementi e materiali inerti, arriveranno a scoprire una nuova alchimia e con un nuovo ma antico spirito di sperimentazione, che si rivelerà originale e vitale, realizzeranno la trasmutazione in oro della materia inerte, reinventando la Vita.
Splendida occasione per noi di speranza, verde come un filo d’erba, malgrado tanta amarezza. Siamo convinti infatti che per costruire una società globalizzata piegata alla volontà di chi conduce il potere, con forme plutocratiche, oligarchiche e quanto più possibile tecnocratizzate, occorra la globalizzazione delle coscienze. Percepiamo con chiarezza la volontà diffusa di dissolvere le identità e le specificità culturali, religiose e politiche, annacquando le nostre forme di identità più forti. Certamente la famiglia rappresenta un cardine dell’identità della persona: è in famiglia che si trasmettono valori morali; se l’autorità genitoriale è forte si costruisce nei figli un’identità altrettanto forte. Constatiamo la volontà di distruzione della famiglia tradizionale, dal momento che è nella famiglia che l’individuo si riconosce e conosce regole, misura, ordine. Ci preoccupa la distruzione dell’identità di maschile e femminile, la sostituzione dei due sessi con individui unisessuali, anonimi; la teoria gender nega una specifica natura maschile e femminile e vuole farci digerire, con tempi che si fanno sempre più precipitosi, l’idea che il sesso, in una famiglia tradizionale, sia frutto di arbitrarietà culturale, di pure convenzioni sociali, insomma di stereotipi sessuali.
Però Gero e Velja, nonostante tutto maschio e femmina – e sarà la femmina a ricreare la vita-, forse ci porgeranno un filo d’erba.