Sul seggiolone il neonato rompe, piange, fa capricci. La pappa è finalmente è pronta ma di lasciarlo schizzare minestrina da tutti i pori neanche se ne parla (la madre ha appena finito di mettere un po’ d’ordine), perciò di dare all’energumeno un cucchiaio in mano non ci pensa nemmeno. La mamma ci ha provato qualche giorno fa, mettendogli il cucchiaio rigorosamente nella mano destra, ma lui ha fatto un macello. Perciò… apri la bocca che l’aeroplano arriva, condotto da pilota materna. Finita la pappa lui vorrebbe rotolare un po’ per terra, magari trascinandosi faticosamente su una gamba ripiegata fino a quei magici buchini da cui pende quel filo colorato, sarebbe disposto ad arrivarci gattonando alla velocità di un treno… e invece no, al quarto strillo sua madre gli ficca in mano quella scatoletta dallo schermo nero. Che cos’è ‘sta roba: ha un gusto schifoso ma alla terza leccata si accende sul fondo scuro un fuoco d’artificio di colori. Uhaau, altro che gattonare… un senso di potenza invade l’esploratore che per i prossimi anni, fino a quando non deciderà di imitare Ronaldo con il beneplacito di papà, sarà destinato a esercitare il suo spirito atletico su un campo di 20 centimetri per quindici.
Esagerato? Mah !
Siamo in molti ad essere preoccupati sia della pericolosità degli strumenti tecnologici in forma di wireless, a causa delle emissioni di radiofrequenze, e ancor più perché è ormai chiaro che per l’infanzia e l’adolescenza il possibile danno è tanto più grave, poiché il formarsi del cervello e del sistema immunitario sono essi stessi in atto.
Constatiamo ogni giorno l’aumento esponenziale di problematiche legate ai processi di apprendimento (e non solo) e riteniamo che l’eccessiva stimolazione del cervello, per mezzo dell’uso troppo precoce di mezzi tecnologici, sia una delle cause più importanti della manifestazione nell’infanzia e nell’adolescenza dei deficit di attenzione (che perdureranno poi per l’intera vita), vale a dire della capacità di mantenere l’attenzione su uno specifico compito, dato o scelto, la quale comprende la capacità di autoorganizzarsi per raggiungere un determinato obiettivo (di lavoro, di ricerca, di apprendimento).
L’uso prolungato e precoce di mezzi tecnologici è causa dell’iperattività, che si manifesta come bisogno di muoversi in continuazione (impossibilità di rimanere fermi sulla propria postazione di lavoro, irrequietezza). È causa di impulsività, che si manifesta nell’operare in modo affrettato, senza riflessione su ciò che si sta facendo e che comprende l’incapacità di darsi motivazioni personali profonde o semplicemente slegate da tornaconti e ricompense immediate: non si riesce a dilazionare e ad attendere una gratificazione che arriverà più tardi. Spesso i bambini iperattivi-impulsivi parlano molto; se più piccoli si muovono, saltano, si arrampicano; non ascoltano, non pongono attenzione verso chi sta rivolgendo loro la parola, interrompono chi sta parlando (anche gli adulti, non solo i coetanei). È causa di inabilità esecutive di vario genere, poiché manca attenzione sia all’insieme sia ai dettagli; forse è causa anche (insieme ad altri fattori, naturalmente), di ritardi nell’apprendimento o di disturbi specifici dell’apprendimento. Il permanere seduti con un tablet o un telefonino in mano in fasi e anni della vita che dovrebbero vedere i piccoli in perpetuo movimento limitano lo sviluppo delle funzioni umane di movimento e di conseguenza causano un ritardo nello sviluppo dell’apparato motorio e nelle funzioni psicomotorie. Inoltre, la mancanza di movimento induce all’obesità e comporta rischi quali quelli individuati dai medici , come ad esempio il rischio di sviluppo del diabete e di precoci malattie cardiocircolatorie, o in casi più gravi, di epilessia.
L’uso degli strumenti tecnologici riduce il sonno, sia in termini quantitativi che qualitativi, cosa che facilita l’abbassamento del sistema immunitario; la mancanza di sonno influenza negativamente l’umore e, ovviamente, riduce nel suo insieme il livello di rendimento scolastico. Si collega al disturbo d’ansia, che comporta un senso di disagio, di preoccupazione costante, ma anche ai disturbi oppositori, in cui le figure di riferimento adulte vengono “negate”, rifiutate.
Si sospetta fortemente che l’esposizione ai dispositivi tecnologici possa essere una causa determinante (forse la più importante) per alcuni problemi che si manifestano già in età infantile, come i disturbi del comportamento, che vanno dalla semplice irrequietezza al disturbo di polarità oppure, più gravemente, di autismo. In certi bambini spesso si evidenziano manifestazioni di aggressività, fino alla violenza. Al di là della violenza che per imitazione ispirano e istigano alcuni video-giochi, alcune esperienze hanno dimostrato come la semplice sottrazione di un tablet a un bambino di pochi mesi (come il nostro amichetto sul seggiolone), cui era stato precedentemente permesso di giocarci, provochi dapprima capricci, ma poi – se la sottrazione dello strumento si ripete, scateni vere e proprie crisi psicotiche. Ciò ci collega allo spauracchio, del tutto fondato, della dipendenza provocata dagli strumenti tecnologici.
Va considerato il fattore, piuttosto importante, dell’indifferenza di molti genitori e famiglie verso la reale necessità di essere «presenti» per i figli, cosa che comporta la voglia di interagire con loro, il desiderio di «mettersi in ascolto», pronti ad accogliere i loro input e a scambiare sentimenti ed emozioni, aver disponibilità a parlare con i figli (esseri senzienti e pensanti), a comunicare con loro fisicamente e verbalmente. È scoraggiante constatare come il numero dei volonterosi disposti a svolgere il duro lavoro degli educatori diminuisca via via. Certo, educare è estenuante: chiedetelo a chi, come gli insegnanti, ne ha fatto il lavoro di una vita.
In una relazione di cattiva qualità con i genitori i bambini sono ben contenti di trovare negli strumenti tecnologici il sostituto del genitore: lo strumento almeno c’è, non disconferma le loro aspettative negando la propria presenza; così il bambino a poco a poco da questo simulacro di genitore crea dipendenza.
Guardiamoci attorno, in pizzeria come in una sala d’attesa, su un treno come nello studio del medico: genitori chini sui loro telefonini che rifilano telefonini a figli piccolissimi purché li lascino in pace! Beccati ‘sto ciuccio digitale! E soprattutto non rompere! È questo l’inizio del tramonto dell’umanità?
(maggio 2019)