(articolo pubblicato nel mese di agosto sulla rivista on line Parole in rete)
Dunque, in tutta questa brutta faccenda gli unici ad avere buona ragione per stare tranquilli potrebbero essere i gestori dei Bed &Breakfast, anche se loro non lo sanno.Nella caotica e spesso tragica situazione di tante piccole imprese italiane, impegnate nel disperato tentativo di sopravvivere dopo il lock-down, alle strutture di B&B forse non capiterà di accogliere folle di turisti, e nemmeno gruppi numerosi, ma se gli andrà bene potranno ospitare masnade di studenti di tutte le età. Almeno, secondo le intenzioni dei nostri politici.
La campanella sta per suonare, il 14 settembre, perciò manca solo un mesetto prima del ritorno degli studenti nelle classi. Ok, ma quali classi?
È ormai appurato che le istituzioni scolastiche non avranno la completa disponibilità degli spazi, o almeno non di tutti gli spazi necessari per la didattica in presenza e rispondenti alla nuove necessità anti-Covid, che vedranno tutto il personale scolastico aggirarsi fra le aule con il metro in tasca. I diversi istituti metteranno in campo alcune scelte per sopravvivere , in base agli ordini e gradi di scuole, alle esigenze degli sudenti, delle famiglie, secondo le proposte dei docenti, le disponibilità reali, le offerte e le opportunità; forse in parte le lezioni continueranno a svolgersi on line con gli studenti collegati da casa. Intanto si cercano spazi alternativi e aggiuntivi alle aule scolastiche: musei, cinema, centri congressi, auditorium, hotel, appartamenti di sponsor e Bed & Breakfast. Se spazi di questo genere possano poi rispondere ai bisogni didattici… fa parte della realtà: intanto però culliamoci fra queste soluzioni “all’italiana”, così drammaticamente finte, incredibili, tutta apparenza e niente sostanza.
Intanto le aule non ci sono. Ci si aspetta dai capi di istituto chissà quali creative soluzioni. Che cosa si dovranno “inventare” e come faranno a “reinventare” i posti più strani per renderli idonei alle lezioni, tra l’altro rispettando leggi di un certo peso, come quelle che regolano i sistemi anti-incendio o anti-infortunistici. Si prospettano soluzioni “antiche”, che risalgono a tempi in cui le scuole erano appesantite da sovrappopolazione scolastica: turni fra mattino e pomeriggio. Non è improbabile una riduzione delle ore scolastiche a quaranta minuti e nemmeno un’apertura degli edifici scolastici -e delle lezioni -anticipata e una chiusura posticipata, nel tardo pomeriggio Ma naturalmente tutti i cambiamenti d’orario comportano altri problemi alle famiglie e ai trasporti, soprattutto per gli studenti che viaggiano.
Com’è prevedibile per distrarre l’opinione pubblica da preoccupazioni e timori di disfacimento si lasciano agitare al vento alcuni specchietti per le allodole, lasciando brillare certe assurdità, come quella del braccialetto luminoso con il quale diviene possibile controllare il distanziamento, quando esso si riduca a meno di un metro tra uno studente e l’altro. Oppure quest’altra: un bel semaforo si illuminerà di rosso quando il bar della scuola raggiungerà la massima capienza. Già immaginiamo i pargoli del Nido reclamare in pausa il sacrosanto caffè. Peccato che tra una scemenza e l’altra non si senta mai, e sottolineo mai, una parola sulla didattica. Però non preoccupiamoci: andrà tutto bene! Sebbene una cattedra su due sia scoperta a settembre si ritornerà sui banchi. Già, ma quai banchi?
Per risolvere le montagne di problemi che attanagliano la scuola (non solo quelli organizzativi) dovrebbe giungere un eroe classico (o un bel gruppo di eroi!): no, no, non mi riferivo agli uomini politici che la scena in questi giorni ci propone. Mi riferivo proprio alla figura dell’eroe: uomo che pur avendo perduto l’aspetto e la qualità della divinità, pur essendo caduto nella condizione comune al genere umano, sia in grado di ricorrere a uno straordinario atto di coraggio, consapevole del proprio sacrificio di sé allo scopo di proteggere il bene comune. Non mi stupirei se ancora una volta le donne e gli uomini della scuola potessero mostrare le loro caratteristiche sovrumane, ritrovando dentro di sé, grazie a un atto eroico, le risorse umane e le abilità necessarie per preservare la scuola e gli allievi, riuscendo, con atto quasi miracoloso, a risuscitare l’armonia, facendola scaturire dal guazzabuglio, dal caos, donandola a una scuola sfiduciata, depressa e in stato regressivo.
Non dimentichiamo però che non sempre l’eroe classico è vincente: nei miti che conosciamo la vittoria non è l’unico metro di valutazione dell’atto eroico e dell’eccellenza umana. L’eroe rappresentava, e rappresenta, il simbolo del ritrovamento di una condizione morale più elevata, estrae da se stesso come da una miniera la voglia di combattere contro draghi, leoni, scorpioni, mostri che inseriscono continuamente nelle nostre esistenze paura, morte, dolore e ingiustizia.Noi sappiamo come nei mesi trascorsi la sovragestione del potere abbia fatto di tutto per indebolirci attraverso la penetrazione della costante paura nelle nostre vite (oserei dire: come un vaccino).
Sì, solo degli eroi potrebbero organizzare un eroico combattimento per dare senso alla scuola e alla sua esistenza. E sappiamo da tutti i miti che se l’eroe non resiste, se l’eroe muore nel combattimento con il drago, qualcosa paga con il proprio annientamento.