(articolo pubblicato nel mese di giugno su Parole in rete)
Se non fossimo sufficientemente convinti dell’importanza che Dante attribuiva alle stelle, andiamo con lui in Purgatorio, alla chiusura del Canto XIV (Purgatorio, 148 -151), dove Virgilio pronuncia le seguenti parole: «Chiamavi ‘l cielo e ‘ntorno vi si gira, / mostrandovi le sue bellezze etterne, e l’occhio vostro pur a terra mira; / onde vi batte chi tutto discerne».». Qui la guida di Dante rimprovera coloro che guardano verso il basso, «onde vi batte chi tutto discerne», vale a dire: Dio vi punisce per questo guardare verso terra, verso il basso. La terra, il “basso” rappresentano in senso letterale e in senso metaforico la materialità e il “cielo” sta non solo per il luogo di Dio, ma anche, e qui esplicitamente, come il luogo delle “bellezze eterne”, cioè gli astri. L’invito a rivolgere l’attenzione conoscitiva agli astri non potrebbe essere, da parte dell’astrologo Dante, più esplicita.
Non a caso una generale punizione colpisce nell’ Inferno tutti i dannati, indipendentemente dal peccato che li ha condotti in quel luogo e dalla legge di contrappasso cui sono sottoposti: ognuno di loro è privato del conforto del cielo e della visione degli astri.
Ho già detto dei riferimenti chiari che Dante riserva nella Commedia alle stelle, fornendoci, in questo modo, i parametri esatti per per calcolare i tempi del suo viaggio fra Inferno, Purgatorio e Paradiso: il viaggiatore Dante nel suo viaggio deve necessariamente rispettare la regola che gli concede di trascorrere soltanto ventiquattro ore nel Regno dell’Inferno. Così nell’Inferno (VII, 97 – 99) leggiamo: « Or discendiamo ormai a maggior pièta; / già ogni stella cade che saliva / quand’io mi mossi, e’l troppo star si vieta». Tutte le stelle che erano salite, dopo che lui si era mosso (rispetto al meridiano di Gerusalemme) ora stanno discendendo: dovevano essere dunque trascorse dodici ore da quando Virgilio si era mosso in soccorso di Dante personaggio: si suppone pertanto che si trovassero verso la mezzanotte tra il 25 e il 26 marzo.
Poco dopo (Inferno, XI, 112 – 114) Virgilio conferma ancora la sua sollecitazione a Dante, con i versi, già visti nell’articolo precedente, che contengono il riferimento alla Costellazione dei Pesci, ultima costellazione dello Zodiaco, la dodicesima, ed essendo attribuito in astrologia tolemaica a ciascun Segno uno spazio di 30°, corrispondenti a uno spazio temporale di due ore, è evidente che sono trascorse ventiquattro ore da quando il viaggio dantesco è iniziato in Ariete (in Inferno, XX, 125 – 129).
Sul riferimento alla Luna ci siamo già precedentemente fermati; pongo ora attenzione ancora alla Luna (Inferno, XXIX, 10 – 11), quando Virgilio dice: «E già la Luna è sotto i nostri piedi: / lo tempo è poco ormai che n’è concesso, / e altro è da veder che tu non vedi ». La Luna è sotto ai nostri piedi, perché si trovano agli antipodi di Gerusalemme, luogo considerato il culmine dell’Emisfero Nord, secondo la convenzione cui si attiene il Poeta, dunque la Luna culmina nell’Emisfero Sud, il che equivale a dire che nell’Emisfero Nord culmina il Sole (in fase di plenilunio Sole e Luna si trovano in opposizione). Dante dunque ci fa comprendere la posizione del Sole per opposizione alla Luna.
Andiamo ora in Purgatorio, dove c’è un altro importante riferimento al Sole (Purgatorio, IV, 52 – 57): «A seder ci ponemmo ivi ambedui / volti a levante ond’eravam saliti, / ché suole a riguardar giovare altrui». Virgilio e Dante hanno salito il monte con fatica, si mettono a sedere, e volgono lo sguardo verso Oriente (atto considerato di buon auspicio nell’antichità), ma l’Oriente in questo caso è anche la direzione da cui sono giunti; alzando gli occhi verso il Sole si rendono conto con stupore che i suoi raggi provengono da sinistra. Infatti essi si trovano sotto il Tropico del Capricorno. E infatti Dante continua: «Li occhi prima drizzai ai bassi liti ; / poscia li alzai al sole, ed ammirava / che da sinistra n’eravam feriti».