Dopo la svolta dell’Equinozio dobbiamo davvero considerare l’estate finita e tirare le somme delle esperienze vissute. E come hanno passato l’estate i nostri ragazzi? C’è chi ha trascorso piacevoli vacanze e riposo, chi ha avuto bisogno di recuperare a settembre qualche materia, tra i più virtuosi qualcuno ha contribuito a ripulire sponde dei fiumi, c’è chi ha fatto giardinaggio o agricoltura ecologici, chi ha dato una mano nella tutela della natura o nella gestione di aree protette. I più in gamba hanno dedicato il loro tempo a inventare, magari partecipando a concorsi, come Fionn Ferreira, di 22 anni, che ha ideato lo sviluppo di soluzioni liquide per eliminare le microplastiche dagli oceani; o come Felipa de Sousa Roche, ingegnera di 27 anni, che si è dedicata al miglioramento dell’apprendimento digitale, inventando blocchi con icone 3D per insegnare l’alfabetizzazione digitale; o come Richard Turere, inventore Masai di 22 anni, che si è volto verso la protezione del bestiame senza mettere in pericolo la popolazione dei leoni, inventando un sistema che utilizza sequenze di luci per dissuadere leoni e altri predatori.
Ma non tutti abbiamo capacità di inventori, magari predomina in noi il lato artistico.
Come per Giorgia Vasaperna, italiana di 27 anni, attrice, la quale si è prodotta in una performance nel mese di luglio al Giffoni Film Festival, e ha recitato così bene da scatenare quel sentimento di empatia e quell’effetto di risonanza tale da indurre a commozione (quanto catartica?) del minIstro Gilberto Pichetto. Ben preparata ed efficace la giovane attrice ha eccelso nella parte di piagnona. Così, la notizia ha fatto il giro dei mainstream, assegnando una volta di più a noi italiani il ruolo degli inerti e passivi frignoni, ma evidenziando la talentuosa giovane nella sua particina di gretina (a Greta, non dimentichiamo come il professor Zichichi avesse personalmente raccomandato di STUDIARE). Vincente nella sua piena adesione al pensiero unico vigente, l’attrice, sfoderando la sua arma retorica, ha dato il suo contributo all’élite, schierandosi con la narrazione della crisi climatica come peggior minaccia per la nostra specie e mostrandone senza vergogna gli effetti su di sé.
Il riferimento a Greta Thunberg non è casuale: la narrazione dei problemi climatici fatta dalla giovane svedese, imbeccata e diretta dall’alto, fa parte integrante di quel quadro di pensiero unico dominante che vorrebbe mettere definitivamente a tacere le voci fuori dal coro. Malgrado la pappetta che i mainstream ci propongono mescoli tanti fattori diversi fra loro, quel tipo di narrazione pare avere un certo successo, se basta dichiararsi eco-ansiosi per balzare alla ribalta. Che cosa dunque comprende la pappetta che ci servono abitualmente? L’abilità, come per gli esperti gastronomi, è mescolare con arte gli ingredienti, in modo che il pubblico non vada troppo per il sottile, pretendendo di vederci chiaro fra riscaldamento climatico, paure di catastrofi ecologiche (ansie indotte con efficacia), problemi dell’inquinamento, emissioni di Co2, alternative energetiche, fonti rinnovabili… e via, mescolare bene fino a ottenere un morbido impasto (con tante menzogne).
I professori Carlo Rubbia (Premio Nobel per la fisica) e Antonino Zichichi sostengono che il clima della Terra è sempre cambiato: citano le glaciazioni, e le diverse variazioni climatiche nel tempo, si porta l’esempio del clima alpino molto diverso nel passato (le temperature erano così elevate da permettere ad Annibale di passare con gli elefanti)). Secondo gli scienziati citati attribuire alla responsabilità umana il surriscaldamento globale è privo di fondamento. Secondo Zichichi il cambiamento climatico dipende dall’attività umana solo per il 5% ed è differente dall’inquinamento (mentre la narrazione “ufficiale” vuole mescolarne gli elementi in modo da confondere con la confusione delle componenti anche la nostra comprensione, n.d.a.); secondo il fisico si può agire sull’inquinamento, ma non sull’attività climatica della Terra, che non ha origine antropica: il riscaldamento dipende, in sintesi, dall’attività del Sole.
Di analogo parere è anche Franco Prodi, uno fra i più importanti studiosi di fisica dell’atmosfera, il quale sostiene che «il cambiamento climatico non può non esserci perché dipende dal Sole, dall’astronomia, dall’effetto gravitazionale degli altri pianeti, dai componenti dell’atmosfera che possono essere naturali o indotti dall’uomo, insomma il sistema clima è assai complesso).
Sono molti gli scienziati, oltre a quelli citati, i quali ritengono che la realtà non risponda a quel panorama che il mondo politico e finanziario vogliono propinarci: l’impatto umano sul cambiamento climatico è solo un’ipotesi. Il climatologo Franco Prodi asserisce che vi siano gravi errori negli odierni studi sul clima: «viene privilegiata la pseudoscienza pilotata dalla politica e dalla finanza mondiali», afferma «nel caso del riscaldamento globale . Non si manifestano ancora compiutamente delle gravi conseguenze di fondo dell’umanità, tuttavia già operanti nell’abbandono immediato di punti di forza economici, con conseguente dilagare della povertà, nella perdita della democrazia a favore dell’attuale operante dittatura». Gli scienziati non-allineati ribadiscono dunque che il cambiamento climatico dipende dal Sole, dall’astronomia, dai cambiamenti dell’atmosfera». Sono bastate le loro dichiarazioni perché sparissero da qualunque programma televisivo e divenissero così, all’improvviso, scienziati poco raccomandabili, degni di ostentato disprezzo: una piccola minoranza indegna di nota.
Se la narrazione ufficiale, tuttavia, è tutta allineata con il catastrofismo, in modo tale da richiedere continui sacrifici alla specie umana, tale da indurre sensi di colpa, da pretendere espiazioni umane , non risulta essere un’assurdità provare eco-ansie, non solo per. giovani facilmente suggestionabili e fragili attivisti green, vista la propaganda delle istituzioni e del mondo delle informazione.
Se non proviamo simpatia per chi prova le eco-ansie è solo perché pensiamo che certe recite siamo ben sostenute e sponsorizzate.
Non vorrei che si pensasse che io non dia la giusta importanza ai processi ecologici e alla questione ambientale: al contrario, è proprio perché la mia attenzione è massima che dissento dallo sbandieramento della falsa ecologia e dei falsi ecologismi. Non stupisce che coloro i quali hanno finora dominato il mondo attuando politiche favorevoli soltanto all’espansione delle loro ricchezze si siano all’improvviso e precipitosamente votati alla causa ecologista e alle politiche di transizione green?
La nostra società è profondamente disarmonica, l’ambiente in cui viviamo è nella sostanza disequilibrato, e spesso violento, fondato com’è sullo sfruttamento delle risorse della Terra, compresi gli animali e l’umanità, basato sulla negazione della cooperazione, sullo sfruttamento delle risorse, sulla disuguaglianza a scapito dei più deboli.
In che cosa consiste dunque la ricerca di una migliore condizione “ecologica” se a monte la struttura stessa della società impedisce di raggiungere obiettivi fondamentali? Che cosa significa ricercare la “sostenibilità”in condizioni simili, di disarmonia con la natura, con il mondo vegetale e animale, dove aria, acque dei mari e dei fiumi, aria e cibo sono inquinati e lo stress della vita è continuo? Se manca una “vera” ecologia non vi può essere salute, né fisica né spirituale.
Ma la falsa ecologia viene sbandierata a destra e a manca, e viene strategicamente adoperata per mantenere il controllo sociale. E pertanto, via i motori a scoppio, da sostituirsi nel più breve tempo possibile dagli ecologicissimi (!!!) motori elettrici. Avanti con le soluzioni che diminuiscono la qualità della vita. Avanti con la moneta digitale. Avanti con le “città dei 15 minuti”, che apparentemente mirano a ridisegnare l’organizzazione delle città fornendo servizi essenziali in ogni quartiere (facilmente raggiungibili a piedi o in bici), ma in realtà progetti che chiuderanno il traffico ai mezzi non rispondenti agli standard imposti (ecologici, s’intende!) E di fatto serviranno a ghettizzare la popolazione nelle rispettive porzioni di quartiere o di borgo. La piena realizzazione delle “città dei 15 minuti”prevederà infatti un permesso per uscire dal proprio ghetto in auto, quindi, sostanzialmente per incrementare il controllo sociale.
Naturalmente nella falsa ideologia ambientalista anche questi progetti serviranno a risolvere il problema dell’inquinamento. Peccato che che sia affrontato solo a parole, in modo che non vada mai ad intaccare il sistema capitalistico, che è sostanzialmente incompatibile con l’ecologia: deforestazione, distruzione di eco-sistemi, degradazione dei suoli, dei mari, delle acque, tortura degli animali prima della loro uccisione, sfruttamento umano non sono mai affrontati nella sostanza.
Più facile, vero, prospettare lo psicologismo delle eco-ansie?